Vigneti

   

Vigneti: il suolo e le uve

Oggi la viticoltura piacentina copre all’incirca 6.000 ettari di territorio collinare, caratterizzato da un clima alquanto uniforme ma un poco più piovoso a Ovest, la Val Tidone, rispetto a est, la Val d’Arda. Molto variabile e' invece l’orografia del territorio che consente di sfruttare le differenti altitudini ed esposizioni dei versanti come fattori climatici condizionanti la qualità delle uve.
Se a ciò si unisce l’ampia gamma di suoli coltivati a vite, da molto argillosi a franco-limosi, da fortemente calcarei e alcalini a decarbonatati e sub-acidi, si comprende come tutto ciò contribuisca a rendere le colline del Piacentino un territorio interessante per la viticoltura, nel quale possono emergere nicchie di vocazionalità verso un particolare vitigno o una particolare tipologia di vino. A tutt’oggi nel Piacentino sono coltivati venticinque vitigni tra quelli considerati “idonei alla coltura in Emilia-Romagna”, ai quali si possono aggiungere sparute superfici o addirittura reliquie di vecchi vitigni, oggi non più coltivati. Tra tutti questi, però, solo quattro sono i veri principi della viticoltura piacentina: Barbera e Croatina, ad uva rossa, Malvasia di Candia aromatica e Ortrugo, ad uva bianca.

 
 

Gutturnio ***

Il Gutturnio e' una Denominazione di Origine Controllate di più lunga tradizione dell’Emilia-Romagna; il suo riconoscimento, infatti, e' avvenuto con il Dpr 9 luglio 1967.
In seguito, con il Dpr 18 luglio 1984 e' confluita sotto la DOC “Colli Piacentini” ma, con Decreto Ministeriale del luglio 2010, e' nuovamente divenuta una DOC a sé stante.

Occorre dire che, dal 1 agosto 2009, con l’ entrata in vigore la nuova classificazione dei prodotti vinicoli introdotta dall’Unione Europea, la DOC dei vini é equiparata alla DOP, la Denominazione di Origine Protetta dei prodotti alimentari.
Il Gutturnio e' un vino ottenuto dall’uvaggio di uve Barbera e Croatina (localmente chiamata Bonarda), la cui zona di produzione e' completamente collinare e va dall’intero territorio comunale di Ziano P.no, a ovest, sino a parte dei comuni di Lugagnano Val d’Arda e Vernasca a est.
Nella menzione Classico deve essere prodotto su una superficie più ristretta.

 
 

Malvasia

Le colline piacentine sono il territorio di elezione della Malvasia di Candia aromatica, una delle tante Malvasie che vengono coltivate in tutta Italia, vitigni diversissimi tra loro di cui si sa solo che giunsero da un unico porto greco chiamato Monemvasia.
Più recentemente si destina anche per vini fermi, secchi o con un modesto residuo zuccherino, da affinarsi in legno e destinati ad aperitivo o meditazione.

Ciò avvenne attorno al 1500 da parte dei Veneziani che, prima commerciarono nei loro domini i “sublimi vini malvagia” e in seguito diffusero le viti che li producevano in tutti i Paesi del Mediterraneo.
Quella di Candia aromatica e' il membro della famiglia delle Malvasie con la più alta concentrazione di alcoli terpenici (gli aromi fiorali) nelle bacche di uva e può fornire quindi un vino molto caratterizzato.
Nella tradizione piacentina con la Malvasia si elaborano vini semisecchi o secchi, in genere frizzanti, oppure vini dolci frizzanti o passiti da dessert.

 
 

Ortrugo

L’Ortrugo e' un vitigno vigoroso e produttivo, con grappoli grandi e alquanto serrati che, a maturazione, forniscono un mosto neutro, con discreti contenuti zuccherini, mediocre acidità e aromi agrumati e di pera.
Con esso si elaborano vini secchi, frizzanti o spumanti, piacevoli, beverini che vanno a inserirsi in un settore del mercato alternativo a quello della Malvasia.

L’Ortrugo, ottenuto pressoché completamente con l’omonima varietà, e' un vino bianco neutro e beverino che attualmente riscuote un buon interesse commerciale, anche per la facilità con cui si sposa alla locale gastronomia.
La sua zona di produzione e', in pratica, tutta la collina vitata del Piacentino.
e' l’unico vino DOP in Italia che prende il nome dal vitigno e non da un luogo di produzione.

 
 

 

***   Il nome Gutturnio deriva da “Gutturnium”, una coppa d’argento in uso ai romani che fu ritrovata tra le sabbie del Po in località Croce Santo Spirito (nel comune di Castelvetro Piacentino) nel 1878.
Il Gutturnium veniva utilizzato al termine della cena.
Riempito di vino, veniva passato di mano in mano tra i commensali per bervi a turno come simbolo di fraternità e amicizia.

 

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